Diabete Off-Road @ 2012 - TA La Verna>M.Falterona
TA • La Verna > Monte Falterona 47 k • 2200 d+ Al Grippo racconta ... (DM1, AREZZO, Terapia Multiniettiva, Vice-pres. DNL) Non so se definire la mia uscita di sabato un trekking, un trail o cos'altro,ma non è importante, la definizione è solo un'altro dei fardelli imposti dalla nostra società . La reale importanza di quelle ore trascorse fuori dal "mondo abitato" sta nel benessere provato dal primo all'ultimo secondo di cammino. Abbiamo camminato/corso/arrancato, io e Federico (mio amico di lunga data) dal Santuario della Verna fino alla vetta del Monte Falterona, percorrendo d'un fiato il sentiero di crinale 00 GEA (Grande Escursione Appenninica). Completamenti immersi nella solitudine dei nostri pensieri, circondati da faggi e abeti, tra passi e vette, talvolta parlavamo tra noi e più spesso separati da alcuni passi lasciavamo sussurrare la foresta. Poche le persone incontrate in cammino, passatempo evitato dai più quello di perdersi nella natura, rende ruvidi e ispessisce la pelle e il carattere. Partiamo da casa alle 5.00 del mattino raggiungendo in macchina il Santuario della Verna. Alle 6.00 siamo pronti a metterci in cammino. Il sentiero si arrampica subito fino al monte Calvano riperdendo poi quota lentamente attraversando pascoli e bassa vegetazione. Ho ancora negli occhi l'oro della luce del sole nascente che illuminava i pascoli, sul limitare del vasto prato la sagoma di un cinghiale guardingo che ci osservava da lontano scappando infine verso il bosco. Al passo della Gualanciola il sentiero si addentra nella foresta e da qui sino alla fine vi rimarrà quasi per sempre, usciremo dal bosco solo per brevi tratti. Si alterneranno boschi di faggio e di abete per lo più. Impressionante è l'inquietudine che le sagome degli alberi ti sanno trasmettere quando ti ritrovi al loro cospetto, specie nel bosco di abeti, gli alti tronchi si stagliano al tuo fianco, la macchia bassa è inesistente, impossibile per lei crescere nell'oscurità del sottobosco. Raggiunto poggio Tre Vescovi ridiscendiamo per alcuni metri fino a trovare l'incrocio tra due sentieri siamo al passo Rotta dei Cavalli, così definito perchè era un passaggio talmente stretto che non era fattibile con i cavalli che appunto si "rompevano" per attraversarlo. Seduti su una grossa roccia a forma di parallelepipedo consumiamo la prima breve sosta della giornata. Ancora qualche chilometro e ci troviamo nei pressi del passo dei Mandrioli. Da qui perdiamo rapidamente 400mt di quota per raggiungere Badia Prataglia, una discesa mozzafiato ci regala emozioni impagabili in un bosco con alberi altissimi e molto radi saltando tra i sassi ed inseguendo un rivo d'acqua praticamente asciutto; presi dalla foga del down-hill ci giochiamo i polpacci di Federico che da qui in avanti sarà sconquassato dai crampi per la restante parte del percorso. Usciamo, purtroppo dalla foresta nei pressi di una segheria, qua il rumore dei tozzi di legno che cadevano dal nastro trasportatore nel cassone di un vecchio camion parevano, quand'ancora l'impianto era nascosto dagli alberi, la batteria di un concerto rock, lasciandoci sbigottiti per la somiglianza del suono una volta scoperto la reale fonte dei colpi uditi. Fino a Badia Prataglia il sentiero prosegue su strada asfaltata per alcuni chilometri. Approfittiamo delle panche della piazza del paese per una sosta e per un caffè caldo. I passanti ci gettano occhiate distratte, poco abituati a vedere escursionisti vestiti in brachette da corsa e scarpette. Prima di partire riempiamo le borracce alla fonte della piazza, ignari dell'infimo sapore di cloro dell'acqua che scopriremo solo dopo quando arrancando in salita facciamo per dissetarci e otteniamo l'effetto opposto con cloro che ci secca ancor di più le fauci. Nei pressi del campeggio il Capanno si trovano alcune famigliole che da bravi rappresentanti di questa società hanno raggiunto in macchina le aree attrezzate per un pic nic curandosi di fare il minor tragitto possibile a piedi. Salvo poi dopo aver consumato il lauto pasto fare il bellissimo percorso benessere di 250mt di lunghezza segnalato a dovere al fine di non farli perdere nel bosco... Proseguiamo salendo verso il rifugio Fangacci dove finalmente possiamo gettare l'acqua clorosa per riempire di nuovo le borracce con acqua di fonte bevibile, siamo fortunati perchè dal rubinetto sgorga pochissima acqua segno inequivocabile abbinato alla pessima qualità dell'acqua presa a Badia Prataglia dell'allarme siccità che sta tornando a farsi pressante. Dal Fangacci si prosegue per un bel pezzo su una larga strada bianca, sempre sotto le folte chiome degli alberi. Ci troviamo ora circa all'altezza del monastero di Camaldoli, che tuttavia non vedremo, si trova infatti a qualche chilometro rispetto al sentiero di crinale. Da qui la strada bianca si trasforma in pista forestale e ricomincia a salire con un po' piu di cattiveria, la prossima tappa è poggio Scali. Federico comincia ad essere abbastanza affaticato ma non accenna minimamente a mollare, anzi ogni tanto si rimette a corricchiare fermandosi solo quando i crampi lo attanagliano a tutti e due i polpacci, si ferma un attimo, fa due secondi di stretching e poi riparte. Decidiamo di fermarci per la prossima sosta a poggio Scali, da li difatti non ci rimane che la lunga discesa facile verso il passo della Calla e l’ultima tremenda ascesa al Falterona. Attorno alle 12 e 30 raggiungiamo poggio Scali, un cocuzzolo svettante al di sopra della folta foresta dal quale si gode di una magnifica vista panoramica che prende due regioni, a nord abbiamo le brulle cime appenniniche della Romagna a nord ovest si trova il Monte Falterona ed accanto il Monte Falco, spaziando ancora verso ovest si rimane stupita dall’estensione delle foreste Casentinesi, verde ovunque. Scendiamo dalla sommità del cocuzzolo e ci sbrachiamo ai piedi di una piccola stele votiva. Diamo una bella botta ai viveri restanti negli zaini e ci riposiamo almeno una ventina di minuti. A farci compagnia una famigliola costituita da papa mamma e due figli piccoli. Ripartiamo. Le capacità di recupero di Federico sono almeno pari alla velocità con cui torna a soffrire per i crampi con il sorriso sul volto e così sfruttando la pendenza favorevole spesso corricchiamo ed in un battibaleno siamo al passo della Calla. Rimaniamo profondamente delusi dal trovare il baretto del passo chiuso, pregustavamo un buon caffettino ma sarà per la prossima, riempiamo le borracce alla fonte ed alle 14 circa iniziamo la salita finale verso il monte Falterona. Il primo chilometro di salita è impressionante, si guadagnano 160mt di quota in 1000mt, io sto un gran bene e spingo su da far paura in qualche tratto tengo I 1500mt/hr di VAM… I chilometri successivi sono più dolci e si torna a salire con pendenze più umane, anche se ora che non siamo più protetti dal tetto di fronde il caldo comincia a farsi sentire nonostante ci si trovi a più di 1500mt di quota. Giunti ai prati della Burraia ci manca veramente poco alla metà pochi minuti di cammino e siamo sulla vetta del monte Falco, qui ci sediamo ad ammirare l’ennesimo scorcio che ci regala questa giornata. Ora dobbiamo ridiscendere per un centinaio di metri di quota quindi non ci rimane che guadagnare la vetta del Falterona. Ci rimettiamo in cammino sfruttando l’ennesima pendenza favorevole per corricchiare qualche minuto. Al termine della discesa ci restano il muro finale. Faccio il cretino e scatto di corsa tra gli alberi, ma reggo poche decine di metri il ritmo e sono poi costretto a boccheggiare come un pesce per qualche minuto prima di riprendermi. Federico, che conosce molto bene questi sentieri mi avverte che ci siamo, l’ultima curva a destra e siamo alla croce del Falterona. Qui ad attendenderci un amica di Federico. Non siamo nemmeno poi tanto stanchi, potremmo quasi fare qualche altro chilometro…purtroppo è finita, ma ho già in mente qualcosa di più. Metabolicamente > Non mi dilungherò troppo sulle glicemie anche perchè sono riportate nel mellito book, dirò alcuni miei ragionamenti sulla mia gestione metabolica. La basale l’ho lasciata invariata sia quella della sera precedente che la seconda iniezione delle 11.00 ed anche quella di fine giornata. Penso qui di non aver sbagliato, forse avrei potuto fare 1U in meno nell’iniezione delle 11.00 ovvero fare 3U anziche 4U, avrei così teoricamente evitato qualche abbassamento di glicemia nella salita al Falterona. Il risveglio a 174 mi ha un pò rovinato i programmi, se mi fossi svegliato con una glicemia più bassa avrei mangiato un rompidigiuno nel viaggio in macchina verso la Verna. Invece rilevando una glicemia più alta ho avuto paura dell’iper e da pivello ho fatto 1U di rapida scelta che apparentemente si è rilevata esatta alla partenza difatti rilevo un 92 nonostante la banana mangiata in macchina, tuttavia per le prime 2hr del percorso sono stato costretto a mangiare più di quanto avrei dovuto per contrastare le inevitabili tendenze all’ipo. |